Il lockdown del 1978

Nel 1978 il lockdown durò 55 giorni.

Per quasi due mesi l’Italia intera rimase sospesa nell’attesa di sapere il destino di un solo uomo.

In quei 55 giorni ci furono migliaia di poliziotti che controllarono indistintamente decine e decine di persone al giorno.

Durante il sequestro su tutti i quotidiani italiani si susseguirono fior fiore di esperti per cercare di interpretare le mosse delle Brigate Rosse o ci fu chi addirittura cercò dei messaggi cifrati nelle lettere di Moro.

Gli italiani aspettavano un nuovo comunicato dei brigatisti per cercare di capire quanto sarebbe durato il sequestro e se Moro sarebbe sopravvissuto. Rimasero fermi nell’attesa, senza poter fare nulla.

La classe politica si rivelò impreparata a reggere l’onda d’urto del sequestro e ne fu travolta nei mesi successivi.

Delle scene già viste più volte anche in queste settimane.

La mattina del 9 Maggio 1978 il corpo riverso di Aldo Moro sul bagagliaio di una Renault 4 rossa tristemente diventata nota, fece respirare dopo quasi due mesi l’Italia: era finita.

Dal giorno successivo la vita sarebbe tornata ad essere quella “prima” del sequestro, come se l’Italia avesse trattenuto il respiro nell’attesa che qualcuno decidesse per la vita o la morte di un uomo.

Il sacrificio di Moro fu vano. A 42 anni dalla sua morte questo è ormai più che assodato. La speranza è che quando tutto questo sarà finito, non si torni a quella normalità che tanto ci manca, ma che per una volta il sacrificio di vite umane ci serva da lezione.

Che sia una o siano 30 mila.