La carcerazione è uno strumento da mantenere nell’eccezionalità, quando un altro strumento non può essere usato.
Marco Pannella
Molto spesso, nel tempo intermediale in cui stiamo vivendo, non ci si sofferma più su nulla. Non si approfondisce, non si studia: tutto riguarda un unico grande flusso di informazioni che passa, ci lascia l’istantanea di un momento e poco dopo va via.
È così per quanto riguarda tutte le grandi questioni geopolitiche che, al giorno d’oggi, vengono trattate alla velocità di un tweet. Ed è ancora peggio quando ad essere discussi sono argomenti che hanno a che fare con una piccola parte della popolazione, per lo più emarginata: i detenuti.
Lo stato delle carceri
La popolazione carceraria in Italia al 30 giugno 2019 è di 60.522 persone, appena lo 0,1% dei residenti nel nostro Paese. Nonostante i numeri possano sembrare irrisori la questione carceri in Italia rimane un problema serio e non affrontato, perché troppo scottante, dalla classe politica. Un dato che dovrebbe far riflettere è il tasso di sovraffollamento nelle carceri italiane: 119,8%.
Come evidenzia l’ultimo rapporto sulle condizioni di detenzione redatto dall’Associazione Antigone, in Italia, come nel resto d’Europa, i reati sono in calo, ma contrariamente al trend europeo, da noi le pene sono aumentate. Tra i paesi dell’Unione Europea, il nostro è quello in cui il tasso di detenzione è aumentato di più, a fronte della retorica e della vox popoli secondo la quale in Italia le pene non vengono rispettate.
Alfabetizzazione in carcere
Ma al di là dei numeri, ciò su cui dal 1998 l’Associazione Antigone si occupa sono le condizioni di vita dei detenuti negli istituti di pena. Le associazioni per la tutela dei carcerati si battono affinché la detenzione non sia fine a sé stessa ma abbia un compito rieducativo.
Parte fondante di questo percorso rieducativo è il ruolo che svolge l’istruzione: sono oltre 20.000 i detenuti che si sono iscritti ad un corso scolastico nel corso del 2018, di cui il 50,38% sono stranieri. I corsi effettuati riguardano per la maggior parte l’insegnamento dell’italiano, in maniera minore livelli di istruzione più alti. È il caso dell’Università, dove i detenuti che hanno frequentato l’anno accademico 2018/19 sono poco meno di 800, divisi in 27 Poli Universitari. È un dato in netta crescita rispetto all’anno precedente dove gli iscritti erano soltanto 500.
Fonte: Profilo Twitter @AntigoneOnlus
Ma, purtroppo anche in questo caso, gli studenti in regime di detenzione vengono trattati come persone di seconda fascia, infatti segnala Antigone: “Il rimborso delle spese sostenute per tasse, contributi e libri, non risulta mai applicata, né qualche detenuto studente ha mai ricevuto il previsto premio di rendimento.”
Detenuti e nuovi media
Implementando il sistema di istruzione superiore in carcere si potrebbe dare una exit strategy a coloro i quali dopo aver trascorso un periodo di detenzione affrontano, nuovamente, la società. Perché se c’è un dato che testimonia il fallimento dell’attuale sistema carcerario italiano è il tasso di recidività che è pari al 60,4%.
Questo dato è di circa un terzo inferiore per i carcerati che usufruiscono di misure alternative alla detenzione. Perché se lo Stato fornisce un’altra soluzione, che non sia quella di abbandonare migliaia di individui che necessariamente hanno bisogno di sostegno, tendenzialmente una persona non torna a delinquere.
Un ulteriore passo potrebbe essere quello di fornire un’alfabetizzazione mediatica ai detenuti, soprattutto a quelli che non hanno avuto la possibilità di confrontarsi con i nuovi media. Ed ancor più per dare un tipo di formazione specifica ai detenuti per sopravvivere nella giungla digitale in cui viviamo e dar loro la tanto vituperata seconda chance.
Fonti
Dati Ministero della Giustizia
https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/media-literacy
Associazione Antigone, Il carcere secondo la costituzione. XV rapporto sulle condizioni di detenzione. A cura di Franco Prina, 2019.